I 10 anni di Cambium Networks: 5 domande per Lisa Frezza

Agosto 3 2021
Enrico Bianchessi, Content Contributor per Cambium Networks, intervista Lisa Frezza, EMEA Field & Channel Marketing Manager di Cambium Networks
Lisa, sei giunta in Cambium nel 2017 dopo un ricco percorso professionale che ha visto esperienze in Italia e all’estero, presso grandi distributori IT e vendor, cosa ti ha attirata ad assumere questa nuova responsibilità in Cambium?
Direi che con Cambium è stato un vero e proprio colpo di fulmine! Ricordo ancora il primo distributor meeting sui Navigli a Milano nel 2015, allora ero responsabile Marketing per uno dei loro distributori Italiani. Durante il meeting ascoltai con entusiasmo i progetti futuri che Cambium aveva pianificato per l’anno in corso, e ricordo che tra me e me dissi: “Un giorno lavorerò per questa azienda dalle grandi prospettive”. Ed eccomi qui 7 anni dopo, a gestire le attività marketing per il canale per la regione EMEA, di Cambium Networks.
Il field & channel marketing per una azienda votata al canale come Cambium è sicuramente una posizione chiave, quale è stato il tuo approccio generale a questo ruolo, basandoti sulle tue precedenti esperienze?
Il field e channel marketing sono importanti per lo sviluppo nelle country, sia sotto il profilo della brand awareness che della fidelizzazione dei partner. Ho approcciato questo ruolo sulla base di due fattori fondamentali: la capacità di ascolto e la pianificazione delle attività.
Ascoltare le esigenze degli colleghi in campo, i Regional Sales Manager, è stato di fondamentale importanza per lo sviluppo delle attività nei vari paesi. Credo che conoscere il pubblico al quale si vuole trasmettere il messaggio marketing, riuscendo a stimolare l’interesse e individuando le esigenze di mercato, sia fondamentale per la crescita della brand awareness.
Invece la pianificazione, elemento fondamentale per sedimentare idee e concetti, negli ultimi 4 anni è stata molto importante per lo sviluppo dei vari mercati in EMEA. Con un lavoro di squadra, costante e determinato, siamo riusciti a portare il nostro brand anche in quei paesi dove la nostra tecnologia non era ancora ampiamente conosciuta.
Sei responsabile del coordinamento di un ventaglio molto ampio di attività e strumenti, dalle PR alla comunicazione col canale, webinar etc. Come gestisci la complessità operativa?
Credo che la chiave fondamentale della gestione del mio ruolo lavorativo sia proprio l’organizzazione capillare delle svariate attività marketing, accompagnata dalla voglia costante di mettersi sempre in gioco. In Cambium non ci annoiamo mai, la possibilità di imparare attività nuove è uno stimolo continuo che ci spinge a dare il massimo delle nostre capacità, trasformando la routine lavorativa in una continua sfida stimolante.
Come abbiamo rilevato più volte in questi ciclo di interviste, il canale IT ha visto profondi mutamenti. Se compari lo scenario che hai conosciuto ad esempio in Ingram Micro agli inizi degli anni 2000 ad oggi, quali sono i cambiamenti che ti hanno colpita di più e che hanno avuto il maggior impatto su tuo lavoro?
Dal 2000 ad oggi sembra che siano passati un paio di secoli, proprio grazie al continuo sviluppo della digitalizzazione. In quegli anni lavoravo a Monaco di Baviera per la Ingram Micro e tutti i giorni andavo in ufficio per poter svolgere il mio lavoro. Oggi invece mi basta un portatile ed una connessione internet per poter lavorare, parliamo del cosiddetto “smart working” che una volta si chiamava “working from home”.
Per me il poter lavorare da casa piuttosto che dal cucuzzolo di una montagna ha completamente cambiato il mio modo di lavorare.
Buona parte delle attività marketing sono sviluppate sulla base della creatività e della concentrazione, che nel mio caso viene stimolata dal luogo di lavoro, completamente immerso nella natura, la quale è la mia musa ispiratrice da sempre.
Tra le tue esperienze personali ho notato che hai passato un certo periodo della tua vita dedicandoti alla fotografia a livello professionale, vuoi parlarci di questa tua passione?
La passione per la fotografia risale a quando ero teenager: ricordo che per poter comprare la prima analogica, dovetti mettere da parte diversi anni di paghette lavorative. Per me fotografare è sempre stato molto intuitivo, da autodidatta, poi ho lavorato come fotografo professionista per più di dieci anni e quello che amavo di più sono stati i portrait.
Oggi non fotografo più per una questione di tempo, ma la fotografia resta sempre una delle espressioni massime della mia creatività.