News

Lavoro da remoto: un’opportunità per i piccoli comuni

Scritto da Cambium Networks

Luglio 20 2022

Il mondo del lavoro sta vivendo un momento particolarmente difficile a livello globale, Italia compresa. Nonostante il tasso di disoccupazione molto elevato del Bel Paese, anche da noi le aziende stanno subendo quel fenomeno definito come le “grandi dimissioni”, caratterizzato da un elevato numero di persone che stanno abbandonando un lavoro stabile per cercare un miglior equilibrio fra sfera privata e professionale. Le prime pagine dei quotidiani sono incentrate sulle difficoltà dei ristoratori e del settore hospitality in genere a trovare personale, ma è solo la punta dell’iceberg.

Sempre più colletti bianchi con un elevato grado di competenze stanno lasciando le loro aziende per cercare nuovi lidi che garantiscano una maggiore libertà, in particolare la possibilità di lavorare da remoto. E non solo due o tre giorni a settimana: sono in tanti a voler andare in ufficio il meno possibile. Del resto, durante la pandemia in molti hanno dimostrato di aver incrementato la produttività pur lavorando da casa. Perché non continuare anche ora che l’emergenza è finita?

Il fenomeno non interessa solamente le piccole imprese ma anche le multinazionali: quando colossi come Apple, Google hanno chiesto ai loro dipendenti di tornare stabilmente in ufficio, la risposta è stata negativa in molti casi, e numerosi dirigenti hanno spinto per mantenere le modalità di lavoro ibrido, riuscendo a trovare accordi. Altri hanno preferito cambiare azienda.

Si prevede che Tesla potrebbe trovarsi di fronte a un’emorragia di talenti dato che Elon Musk non sembra disposto ad accettare il lavoro da remoto per i suoi colletti bianchi. E sicuramente gli altri big del settore non staranno a guardare, cercando di strappare queste competenze non solo con ricchi stipendi, ma anche offrendo quello che chiedono: lavorare dove desiderano per la maggior parte del tempo.

Il fenomeno dello “south working” e la carenza di infrastrutture

Con la pandemia abbiamo assistito a un fenomeno inedito per l’Italia, il south working. Persone emigrate nel Nord Italia, dove è più facile trovare lavoro, che sono tornate a lavorare nei loro luoghi di origine durante il lockdown e che ora vorrebbero continuare su questa strada. Comprensibile. Possono stare più vicini alle loro famiglie e, in molti casi, il salario garantisce un maggior potere di acquisto al Sud, complici affitti sensibilmente inferiori in queste zone. Una scelta non priva di alcune difficoltà oggettive.

Chi vive nei capolouoghi tendenzialmente non ha problemi a dotarsi di una connessione a banda larga, requisito chiave per il lavoro remoto, ma basta allontanarsi anche di pochi chilometri per scontrarsi con seri problemi infrastrutturali. Meno popolati sono i centri, più elevata la probabilità di non avere accesso a infrastrutture di rete adeguate. Un problema che secondo il Ministro Colao non sarà più tale entro il 2026, quando saranno scaricati a terra gli investimenti del PNRR e il digital divide sarà a tutti gli effetti un ricordo.

Nel frattempo è già possibile migliorare la situazione anche senza enormi investimenti infrastrutturali, ricorrendo a soluzioni di connettività economiche, poco invasive nei confronti del territorio ed efficaci: le piattaforme Point-to-Multipoint.

Le soluzioni PMP per garantire connettività nelle aree remote

Per connettere ad alta velocità aree rurali, tirare cavi non ha senso: tempi lunghi e costi elevati, che non garantirebbero un ritorno sull’investimento. Meglio puntare sul wireless, e non necessariamente sul 5G, ma anche su piattaforme come le PMP, che nel caso dei prodotti di Cambium Networks sono disponibili sia su banda licenziata (5 GHz) sia sui 60 Ghz, in grado di offrire prestazioni superiori, sia in termini di velocità di trasferimento, sia per quanto riguarda la latenza.

Il portafoglio di Cambium Networks spazia dai PMP 450, capaci di fornire 125 Mbps di throughput e può supportare architetture di rete che permettono di raggiungere oltre 1 Gbps, per punto di diffusione, agli apparati della gamma cnWave 60 GHz, certificati Facebook Terragraph e in grado di offrire velocità fino a 2 Gbps.

Soluzioni ideali per i WISP che vogliono cogliere nuove opportunità, ma anche per i piccoli comuni con pochissimi abitanti, che in questa maniera possono offrire nuovi stimoli per convincere i lavoratori a tornare a vivere in questi posti offrendo loro la connettività necessaria per svolgere le loro attività. Un approccio che potrebbe favorire soprattutto i piccoli borghi, sia per offrire servizi digitali e più efficienti ai (purtroppo pochi) abitanti rimasti, sia per attrarne di nuovi.

Tags: , ,