PNRR

Cinque cose che devi sapere sul PNRR

Scritto da Cambium Networks

Febbraio 10 2022

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è l’occasione di cui l’Italia aveva bisogno per ripartire.

Un piano articolato di riforme e investimenti finanziati tramite il programma Next Generation UE con 191,5 miliardi di euro, ai quali si aggiungono altri 30,6 miliardi provenienti da un Fondo complementare approvato dal Governo italiano. Un totale di 222,1 miliardi di euro che, nelle intenzioni di chi ha steso il piano, non devono essere usati per tappare le emergenze, ma per dare nuovo slancio al Paese e far ripartire l’economica che, in Italia, stagna da molti anni. Rispetto ad altre nazioni Ue, l’Italia ha col tempo accumulato un debito, soprattutto sotto il profilo delle infrastrutture digitali. Questa è l’occasione per poter tornare a correre e rendere più competitiva l’economia del Bel Paese.

A cosa verranno destinati i fondi del PNRR?

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è fondato su sei pilastri, che rappresentano le altrettante missioni in cui si suddividono gli investimenti (investimenti che dovranno essere avviati entro il 2026) :

  • Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura (40,3 miliardi);
  • Rivoluzione verde e transizione ecologica (59,4 miliardi);
  • Infrastrutture per una mobilità sostenibile (25,4 miliardi);
  • Istruzione e ricerca (30,8 miliardi);
  • Inclusione e coesione (19,8 miliardi);
  • Salute (15,6 miliardi).

Ognuna di queste sei missioni viene poi declinata in ulteriori progetti, la maggior parte dei quali ruota attorno al concetto di tecnologie e connettività. Sono queste le chiavi per trasformare il Paese e poter ridare slancio all’economia e non solo.

La missione per la Digitalizzazione, innovazione, competitività si articola su due linee di intervento: 13,4 miliardi saranno destinati a favorire la Transizione 4.0, il passaggio verso l’industria 4.0, fondamentale per ridare competitività alle imprese manifatturiere che operano in Italia.

Altri 750 milioni, invece, verranno indirizzati per potenziare le politiche industriali di filiera. Progetti che non sono fini a se stessi e che verranno accompagnati da una riforma sulla proprietà industriale che ha l’obiettivo di promuovere la cultura dell’innovazione e gli strumenti necessari per proteggere e valorizzare la proprietà industriale.

Un tema importante, dal momento che se da un lato parte dei problemi dell’economia italiana sono da imputare alla carenza di infrastrutture adeguate, soprattutto per quanto riguarda la connettività, dall’altro è evidente che manca una cultura dell’innovazione nella Penisola.

Per crescere ed essere competitivi è necessario ripensare i processi interni, l’organizzazione del lavoro e abbracciare il digitale in ogni ambito. E, soprattutto, tornare a investire seriamente su istruzione e ricerca, che non a caso è uno dei sei pilastri sui quali si regge il PNRR.

Digitalizzazione, innovazione e competitività: come saranno impiegate le risorse?

Per digitalizzazione, innovazione e competitività sono stati stanziati poco meno di 24 miliardi dei 40,3 previsti per questa specifica missione (gli altri saranno destinati a cultura e turismo), che serviranno a supportare la transizione digitale del sistema produttivo. Come? Erogando incentivi per chi investe in tecnologie avanzate o in ricerca, sviluppo e innovazione. Ma anche stimolando gli investimenti nella microelettronica, realizzando un piano nazionale per l’economia spaziale, che sta tornando a essere un tema di grande interesse a livello globale, e promuovendo l’internazionalizzazione delle nostre imprese. Per raggiungere tutti questi obiettivi è però necessario avere un’infrastruttura di connettività all’altezza, e parte di questi fondi saranno quindi destinati a completare la rete in fibra ottica e le reti wireless 5G in modo da raggiungere anche quelle zone che attualmente non sono raggiunte da connessioni ultra-veloci.

Banda ultra-larga e 5G: come verranno utilizzati i 6,7 miliardi a disposizione?

La connettività è storicamente un tasto dolente per l’Italia: se i principali centri sono coperti da tempo con connessioni in fibra, in grado di superare anche il requisito prefissato per la banda ultra-larga (1 Gb/s in download), la copertura è ancora a macchie e non tutti i comuni sono raggiunti da infrastrutture di rete adeguate. Un limite che durante la pandemia si è mostrato in tutta la sua criticità, rendendo in certi casi problematiche il lavoro da remoto e la DaD, la Didattica a Distanza. I nuovi investimenti sono quindi destinati ad ammodernare l’attuale rete, andando a coprire anche le aree bianche, quelle dove gli operatori non sono incentivati a investire in nuove infrastrutture dal momento che non avrebbero ritorno economico. Per queste ultime, però, non si parla di fibra, che sarà destinata alle aree grigie e nere: le aree bianche a fallimenti di mercato saranno coperte tramite connessioni 5G. Il piano dedica una particolare attenzione agli edifici che ospitano scuole e alle strutture sanitarie pubbliche, con l’obiettivo di digitalizzare il sistema scolastico e quello sanitario, abilitando anche scenari di telemedicina, una tecnologia che si è dimostrata fondamentale per garantire le cure anche durante la pandemia. Non verranno tralasciate le isole minori, che finalmente potranno contare su collegamenti in fibra con il continente.

Quale sarà l’impatto del PNRR sulla scuola?

A fine gennaio 2022 è stato pubblicato il bando Scuola Connessa, finanziato tramite i fondi del PNRR, che si pone l’obiettivo di individuare un operatore con cui sottoscrivere un accordo per garantire la fornitura degli apparati hardware da installare presso gli istituti scolastici e realizzare i relativi cablaggi, oltre che fornire connettività Internet e l’assistenza tecnica. Le scuole insomma sono una delle priorità del Governo. Ma cosa prevede il bando? Il fornitore dovrà garantire una connettività a 1 Gb/s sia in upload sdia in download dalle 8 alle 18, almeno inizialmente: l’infrastruttura infatti dovrà essere progettata per scalare e poter essere portata a 10 Gb/s in futuro. Sul piatto ci sono attualmente più di 184 milioni e la scadenza è prevista per il 15 marzo 2022.

Trasferimento tecnologico e supporto alla ricerca: cosa prevede il PNRR?

Durante la pandemia i fondi erogati a sostegno delle imprese hanno dato una spinta all’innovazione: numerose imprese hanno infatti sfruttato il credito di imposta per rinnovare la propria dotazione tecnologica con nuovi macchinari, tecnologie e piattaforme, andando allo stesso tempo a supportare chi queste tecnologie le sviluppa e commercializza. Il PNRR mira a potenziare ulteriormente quanto già previsto dalla legge di Bilancio 2020 e dai relativi commi. Il credito di imposta sarà erogabile per investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico, per l’innovazione tecnologica (l’acquisto di dotazioni tecnologiche), per attività di design e ideazione estetica ma anche per la transizione ecologica, alla quale il PNRR dedica una missione specifica, quella con le maggiori risorse: quasi 60 miliardi.

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