PNRR

Smart City: ai comuni piace e i fondi non mancano. Le competenze, invece…

Scritto da Cambium Networks

Maggio 27 2022

Tutto diventa più intelligente. Le auto, che nei prossimi anni saranno capaci di muoversi autonomamente gli edifici, che grazie a tecnologie come l’IoT consumeranno meno e si adatteranno allo stile di vita dei residenti. Anche le città si stanno trasformando velocemente in Smart City. Nei prossimi anni c’è da aspettarsi una notevole accelerazione sotto questo profilo, merito soprattutto dei fondi del PNRR, che consentiranno alle metropoli così come ai piccoli comuni di investire su nuove tecnologie per rendere le città più vivibili, meno inquinate, più efficienti e più sicure. Il Governo Draghi ha destinato circa 10 miliardi dei fondi europei al concetto di Smart City (stima dell’Osservatorio Smart City del PoliMI), ma non esiste una voce specifica per questo punto: si tratta infatti di fondi distribuiti nelle varie missioni del piano, che però possono concorrere a potenziare le città italiane.

Perché sono così distribuiti lo spiega Luca Gastaldi, responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart City del Politecnico di Milano: “Questi fondi sono distribuiti sulle diverse Missioni del PNRR, perché gli interventi che rientrano nella sfera di influenza delle città intelligenti coprono molte delle dimensioni trattate”.

Ma quali sono precisamente le missioni che fanno riferimento alle Smart City? Prevalentemente sono la Missione 1, progetti di Mobility as a Service, Missione 2, sviluppo di un trasporto pubblico locale più sostenibile e la Missione 5, sviluppo di piani urbani integrati.

Smart City: cosa aspettarsi in concreto

Quando si parla di Smart City si fa riferimento a scenari vaghi, futuristici, affascinanti ma non sempre facili da capire e soprattutto molto in là nel tempo. Concretamente, quello che ci si può aspettare è che fra i primi interventi ci siano quelli dedicati alla gestione smart dei parcheggi. Sensori posizionati sul terreno e telecamere collegate a sistemi di intelligenza artificiale che, tramite apposite app, permetteranno ai cittadini di essere guidati verso il parcheggio più vicino, pagandolo in anticipo naturalmente in modalità cashless.

Un altro ambito sul quale ci si può aspettare un’implementazione relativamente rapida e quello della gestione intelligente dei rifiuti. Sistemi RFID e IoT per monitorare il livello di riempimento dei cassonetti, la frequenza e gli orari di utilizzo. Soluzioni che consentiranno di ottimizzare gli interventi degli operatori riducendo i costi e assicurando interventi tempestivi, prima che i cassonetti raggiungano il loro limite di capienza.

Probabilmente richiederanno invece più tempo le implementazioni su larga scala di sistemi per gestire l’illuminazione smart delle città e le soluzioni per gli smart building degli uffici pubblici. Implementazioni che già oggi iniziano ad essere sperimentate nel privato, ma richiederanno del tempo per diventare la normalità anche nella PA. I primi permetteranno di risparmiare in maniera significativa sull’illuminazione, mentre i secondi permetteranno di gestire al meglio gli spazi concessi alla Pubblica Amministrazione, dato che sarà possibile monitorarne in tempo reale l’occupazione e comprendere come si spostano le persone al loro interno, così da ottimizzare gli spostamenti al loro interno, migliorare la sicurezza e la vivibilità e allo stesso tempo abbattere le emissioni di CO2.

Realizzare questi scenari significa dotare città ed edifici di una quantità enorme di dispositivi IoT e di telecamere, che verranno usate non solo per la sorveglianza, ma per dare una spinta all’innovazione: le videocamere sono a tutti gli effetti gli “occhi” di una città intelligente, così come i sensori IoT rappresentano gli altri sensi, se vogliamo paragonare una città intelligente a un cervello umano. Tutti “sensi” che poi dovranno comunicare fra loro tramite i “neuroni” della smart city, rappresentati dalla connettività wireless.

Una soluzione di comunicazione molto efficace è cnVision di Cambium Networks, un sistema di comunicazione wireless ottimizzato proprio per questo tipo di scenari, che supporta tutte le vidocamere IP sul mercato. I dispositivi della gamma cnVision sono in grado di offrire velocità di trasferimento dati fino a 600 Mbps a distanze che oscillano fra i 15 metri e gli 8 chilometri, con connessioni di tipo Point-to-point e Hub-and-spoke. Queste periferiche, inoltre, possono essere integrate con facilità nei sistemi VMS così da offrire agli integratori una soluzione semplice da installare e compatibile, sicura (tutte le comunicazioni sono criptate) e dall’ottimo rapporto qualità prezzo.

Il catalogo di Cambium Networks include anche i dispositivi della gamma 60 GHz cnWave, progettati per la raccolta di dati IoT in ambienti densamente popolati di dispositivi, come appunto nel caso delle smart city. Si tratta di soluzioni gestibili da remoto e rapide da installare, grazie al provisioning di tipo zero-touch offerto dalla suite di gestione cnMaestro, una piattaforma che a seconda delle esigenze può essere erogata via cloud o installata on-premise. Le prestazioni sono molto elevate e possono arrivare a un massimo di 7,2 Gbps. Attualmente la banda dei 60 GHz non è ancora stata messa a disposizione dei provider ma la situazione sta rapidamente cambiando e il MISE sta lavorando per sbloccarla.

I problemi da affrontare

Se prima della pandemia il principale freno a questi ambiziosi progetti erano i costi, con l’erogazione dei fondi del PNRR questo problema è ampiamente superato. Rimane il nodo delle competenze. Per rendere questi progetti utili non basta infatti riempire le città di sensori che acquisiscono dati 24/7, ma bisogna saperli usare adeguatamente per estrarne il valore. E a oggi, secondo le stime dell’Osservatorio Smart City, il 40% dei comuni che ha avviato progetti di innovazione non è ancora in grado di farlo. La rivoluzione è sulla linea di partenza, ma se si vuole concretizzarla, è necessario puntare anche sulla formazione. E farlo velocemente.

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